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La disoccupazione agricola in Toscana è un problema che colpisce principalmente i lavoratori stagionali o a tempo determinato.

In questo articolo cercheremmo di capire chi ha diritto e chi no, quali sono i requisiti e come calcolare l’importo della disoccupazione agricola. In più come sindacato ci piacerebbe ipotizzare alcune possibili soluzioni per migliorare la situazione di precarietà dei lavoratori stagionali o a tempo determinato.

Cos’è?

La disoccupazione agricola è un’indennità che spetta agli operai che lavorano in agricoltura, iscritti negli elenchi nominativi dei lavoratori agricoli. La disoccupazione agricola è riconosciuta in base al numero di giornate effettivamente lavorate nell’anno di riferimento, così come riportate negli elenchi nominativi degli operai agricoli dipendenti. Tale numero non può, comunque, essere superiore alla differenza tra 365 giorni e le giornate di effettiva occupazione – in attività agricola e non agricola – prestate nell’anno di riferimento.
Non viene corrisposta la disoccupazione agricola per le giornate relative a particolari eventi coperti da altre prestazioni economiche di carattere previdenziale, quali malattia, maternità, infortunio sul lavoro, etc.

Chi ha diritto alla disoccupazione agricola?

Ne hanno diritto gli operai agricoli, gli operai forestali, gli operai di bonifica e gli operai delle cooperative agricole iscritti negli elenchi nominativi dei lavoratori agricoli e le figure equiparate (cioè i piccoli coloni, i compartecipanti familiari ed i piccoli coltivatori diretti che integrano fino a 51 le giornate di iscrizione negli elenchi nominativi mediante versamenti volontari). Ma non solo, infatti la disoccupazione agricola spetta anche agli operai agricoli a tempo indeterminato che lavorano per parte dell’anno. Hanno diritto alla disoccupazione agricola anche le lavoratrici madri che si dimettono nel corso del periodo di puerperio.

Chi è esonerato da questa agevolazione?
  • lavoratori iscritti a gestioni autonome (artigiani, commercianti, coltivatori diretti) o gestione separata per l’intero anno;
  • lavoratori iscritti a gestioni autonome o gestione separata per una parte dell’anno,  quando il numero delle giornate di iscrizione è superiore al numero di giornate di lavoro dipendente agricolo;
  • lavoratori già titolari di pensione diretta al 1° gennaio dell’anno per cui si chiede la disoccupazione agricola. Nel caso di pensionamento nel corso dell’anno, il numero delle giornate di disoccupazione agricola viene riproporzionato in base ai mesi di lavoro agricolo precedenti alla decorrenza della pensione;
  • lavoratori extracomunitari con permesso di soggiorno per lavoro stagionale;
  • lavoratori che si dimettono volontariamente.
I requisiti necessari per accedere alla disoccupazione agricola

I requisiti richiesti per aver diritto alla disoccupazione agricola sono:

  • L’iscrizione negli elenchi nominativi dei lavoratori agricoli,
  • 2 anni di anzianità assicurativa,
  • 102 giornate lavorate nel biennio.
L’importo

Ovviamente non possiamo parlare direttamente di cifre, che varieranno da lavoratore a lavoratore ma possiamo parlare di percentuali.

L’importo giornaliero della indennità di disoccupazione agricola è fissato al 40% della retribuzione di riferimento. Dall’importo spettante viene detratto il 9% per ogni giornata di indennità di disoccupazione erogata a titolo di contributo di solidarietà all’ INPS. Questa trattenuta viene effettuata per un massimo di 150 giorni

Per quanto riguarda gli operai agricoli a tempo indeterminato l’indennità viene erogata per un importo pari al 30% della retribuzione effettiva e non è applicata la trattenuta per il contributo di solidarietà all’ INPS.

Cosa possiamo fare per annullare la disoccupazione agricola?

Annullare la disoccupazione agricola rispetto anche ad altri settori lavorativi è molto più difficile, dal momento che è strettamente collegata al ciclo della natura. Infatti la maggioranza dei lavoratori è stagionale o a contratto determinato, proprio perchè la stessa semina o raccolta dei prodotti è stagionale. Quindi la strategia più efficiente per cercare di annullare o almeno diminuire la disoccupazione agricola, per i lavoratori stagionali o a tempo determinato, è quella di cercare di creare più stabilità lavorativa durante l’anno all’interno di una o più aziende. Come fare? Ecco qui quattro idee che sarebbe molto bello per poter attuare:

  • Biodiversità – La maggioranza delle aziende agricole non si occupa di molti prodotti ma di uno massimo due. Di conseguenza il periodo della raccolta, che coincide con quello anche di massima richiesta di lavoro, avviene massimo due volte all’anno. Ma se si incominciasse a coltivare, anche dello stesso prodotto, differenti tipologie / varianti, creando biodiversità, questo creerebbe più momenti durante l’anno dove la mano d’opera è necessaria. Creando così una maggiore richiesta durante l’anno di mano d’opera e una minore richiesta di disoccupazione agricola.
  • Contratti di Filiera – Per la realizzazione di questa tipologia di contratto è ovviamente necessario un accordo pregresso fra le aziende, ma se si riuscisse a trovare questo accordo, si riuscirebbe a creare contratti di filiera, dove l’operaio si occuperebbe dell’intera produzione del prodotto, dalla raccolta alla sua elaborazione in fabbrica. Facendo così l’operaio agricolo non concluderebbe il suo contratto con la fine della raccolta del prodotto, ma si concluderebbe con la realizzazione del prodotto al consumatore finale. Sperando di creare un ciclo che possa permettere di annullare o diminuire di molto il periodo di disoccupazione agricola del lavoratore.
  • Sinergie fra aziende – In questo caso parliamo sempre di condivisione di lavoro fra aziende. Facciamo un esempio pratico: 3/4 aziende che producono prodotti finali diversi fra loro, quindi non in competizione fra loro e che hanno periodi di semina e di raccolta differenti, creano questa sinergia. I lavoratori agricoli in questo caso vengono assunti da tutte le aziende e a turno lavoreranno per ciascuna, nel momento di necessità. In questo modo, rispettando il ciclo naturale, i lavoratori potranno continuare a svolgere il loro lavoro in maniera abbastanza continuativa. In questo modo diminuiremmo o annulleremmo la disoccupazione agricola.
  • Stessi diritti – un’altra sfaccettatura che è strettamente collegata alla disoccupazione agricola è data dal fatto che i lavoratori stagionali o a tempo determinato non hanno le stesse opportunità e tutele del lavoratore a contratto fisso. Sarebbe fondamentale, soprattutto se non è possibile diminuire la precarietà del lavoro agricolo, che diritti come: malattia, licenze matrimoniali, licenze assistenziali e quant’altro fossero comprese anche nei contratti per i lavoratori stagionali o a contratto determinato. Questo è vero non risolverebbe il problema della precarietà del contratto in sé, ma porterebbe questi contratti allo stesso livello di uno a contratto fisso.
Concludendo

La disoccupazione agricola in Toscana, e non solo, è una delle disoccupazioni più difficili da annullare dato il suo stretto legame con il ciclo naturale del suo stesso lavoro. Detto questo noi di FAI CISL Toscana non ci diamo per vinti e siamo pronti a cercare di trovare soluzioni innovative che possano risolvere o alleggerire la situazione. Idee come: agevolare la biodiversità, i contratti di filiera e la sinergia fra aziende, ma soprattutto la conformazione dei contratti stagionali o determinati allo stesso livello di quelli indeterminati.

Ma tieni presente che, se mentre noi lavoriamo a questi progetti, tu hai bisogno di fare domanda per la disoccupazione agricola non esitare a contattarci. Saremo lieti di aiutarti.

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