Livorno va al Molino. Potrebbe essere l’inizio di una filastrocca, invece è l’inizio dell’ennesimo dramma occupazionale della nostra città.
Se è vero che Livorno ha fatto quadrato contro la crisi, supportata dal Governo e dalla Regione,
se è vero che istituita l’area di crisi complessa, sono state create agevolazioni nei confronti delle imprese in difficoltà,
se è vero che l’autorità portuale sta facendo il possibile per adeguare una banchina il cui progetto è fermo dal 2014.
Se tutto questo è vero, è altrettanto vero che la Grandi Molini Italiani non è interessata a Livorno.
Poco importano le raccomandazioni di Rossi, le esortazioni di Simoncini, la disponibilità dell’Autorità portuale e del Comune di Livorno,
l’azienda persegue nel suo piano di licenziamenti, non attivando nessuna delle agevolazioni esclusive di questo territorio.
Allora la domanda da porsi è “perchè e per chi sono state fatte queste agevolazioni?” A cosa servono se le industrie le snobbano?
E’ quindi inutile essere dichiarati area di crisi complessa o la Grandi Molini Italiani ha altri interessi nel nostro porto?
L’unica certezza è che Livorno è andata al Molino, ma il Molino non resta a Livorno.