La lettera di Annamaria Furlan e il testo del documento unitario
Carissime/i,
non mi è stato possibile essere presente agli attivi CGIL CISL UIL e, come potete immaginare, mi è dispiaciuto molto anche se ho sentito forte la vicinanza e l’affetto di tanta gente della CISL che ringrazio di cuore.
Penso, infatti, che questa giornata si possa considerare uno dei momenti più significativi della vita sindacale di questa complessa stagione: una proposta unitaria sulla contrattazione.
La contrattazione non è solo il nostro mestiere, ma la nostra anima e forse l’essenza stessa del sindacato e per la CISL in modo particolare.
Aver costruito unitariamente una proposta complessa ed articolata per un nuovo sistema di relazioni industriali è un fatto di straordinaria importanza: non solo per la CISL, non solo per il sindacato ma per il paese tutto.
In questa “impresa” possiamo ben dire che determinante è stato il ruolo della nostra organizzazione.
Il documento unitario porta – come è naturale che sia – il segno della mediazione. Ma una mediazione assolutamente sostenibile nella quale non dobbiamo sforzarci di riconoscere le parole d’ordine – o più banalmente le “bandierine” – che “misurino” il tasso percentuale del marchio impresso da ogni singola organizzazione.
Quello che dobbiamo vedere è la valenza di un rilancio – in termini di proposta e non di propaganda – del ruolo del sindacato, delle parti sociali e della contrattazione in un momento storico in cui è in atto il tentativo di riscrivere il connotato della democrazia del nostro paese attraverso un primato quasi esclusivo della politica nell’interpretare i bisogni della società, del lavoro e dell’impresa.
Una riscrittura – presentata all’insegna dell’efficienza e del decisionismo – ma che noi percepiamo come impoverimento di un policentrismo democratico che vede nei corpi intermedi della società un soggetto fondamentale di rappresentanza e di interpretazione dei bisogni e delle istanze di una società complessa e multiforme che non può essere omologata nella semplificazione degli spot mediatici.
Le migliaia di delegati e delegate che vengono eletti nei luoghi di lavoro e le migliaia di accordi stipulati ai vari livelli sono una straordinaria manifestazione di democrazia, di partecipazione reale, consapevole e diffusa che non trova riscontro in nessun altro soggetto politico o sociale. L’iscrizione di milioni di lavoratrici e lavoratori e pensionate e pensionati che si reitera, con un impegno anche economico continuativo mese dopo mese, fa del dato associativo sindacale la forma in assoluto più forte di certificazione di democrazia praticata nel nostro paese.
Con questa consapevolezza abbiamo cercato per mesi il dialogo con CGIL e UIL e in questa direzione abbiamo presentato la nostra proposta sul modello contrattuale il 21 luglio scorso.
La modernizzazione delle relazioni industriali in una logica di sistema, la riqualificazione del contratto nazionale (più soggetto di garanzia e di governance, meno di normativa di dettaglio), il rafforzamento del secondo livello di contrattazione, il ruolo della bilateralità, la promozione delle politiche attive del lavoro e della formazione sono contenuti che fanno parte del nostro patrimonio storico-culturale e che ritroviamo nella proposta unitaria.
L’aver posto unitariamente il tema della partecipazione come uno dei tre pilastri fondamentali del sistema di relazioni industriali rappresenta un punto qualificante del documento unitario, soprattutto in considerazione del fatto che questa proposta viene declinata lungo tre versanti che ne individuano un concreto percorso attuativo saldamente collegato alla contrattazione: partecipazione alla governance (strategica), partecipazione organizzativa e partecipazione economico-finanziaria.
Il patrimonio storico e politico-culturale della CISL è per noi prezioso e lo vogliamo gelosamente conservare ma senza essere conservatori.
Ci sono delle novità di approccio che non abbiamo subito ma che abbiamo promosso.
La rilettura del rapporto tra legge e contrattazione si muove in questa direzione.
Abbiamo osteggiato – e continueremo a farlo – un intervento della legge invasivo, suppletivo e sostitutivo rispetto all’autonoma contrattazione tra le parti sociali.
Ma se la legge sostiene, consolida e da valenza universale a soluzioni costruite dalle parti sociali, i termini della questione sono diversi in particolare in rapporto al diverso momento storico che stiamo vivendo.
Allo stesso modo il tema del ruolo del contratto nazionale rispetto al salario va visto in chiave dinamica ed in relazione alla oggettiva realtà della fase economica e sociale.
Per decenni il problema della lotta alle spinte inflazionistiche è stato dominate nelle politiche economiche italiane e delle istituzioni europee.
Oggi persino la BCE, la Commissione Europea ed il FMI, il terzetto di soggetti più fedeli guardiani dell’inflazione e della moneta unica, allentano la briglia sull’inflazione e vedono la necessità di riposizionarla per arginare le spinte recessive della deflazione.
La priorità è sostenere la crescita e per questo la domanda interna e i consumi sono fattori determinanti: è in questo contesto che dobbiamo collocare il ruolo dei contratti e dei salari.
E’ finita l’epoca degli scenari stabili ed immutabili. La nostra missione di fondo resta quella di rappresentare il lavoro ma per realizzarla abbiamo bisogno di strumenti diversi.
Questo è il messaggio che dovremo portare nella difficile fase di discussione, di approfondimento e – soprattutto di gestione – della proposta unitaria sulla contrattazione.
E in questa fase sarò presente insieme a tutta la nostra gente della CISL per una nuova stagione di rilancio del nostro mestiere principale: la contrattazione.
Con affetto
Annamaria Furlan