Qualche settimana fa abbiamo parlato delle problematiche del settore ittico, potete leggere qui l’articolo, evidenziandone i principali problemi. Oggi vogliamo provare a rispondere alla seguente domanda: Qual è il futuro della pesca?
Prima di rispondere però vogliamo darvi un po’ di dati, in modo che abbiate chiaro il quadro generale.
La filiera ittica in Toscana
Sulle coste Toscane sono impegnate 590 barche nell’attività della pesca. 120 utilizzano il sistema a strascico, 135 il sistema della circuizione e le rimanenti sono dotate di attrezzi da piccola pesca, in un anno queste imbarcazioni raccolgono 11 mila tonnellate di pesce. L’utilizzo della pesca a strascico sarà considerato illegale e si dovrà concludere nel 2030 stando alle nuove linee guida europee.
In Toscana, oltre alle tipologie di pesca che abbiamo appena visto, ci sono anche gli impianti di acquacoltura, dove si pescano circa 4 tonnellate di pesce l’anno. Questo dato è in aumento dato che la maricoltura sta aumentando. Infatti il Golfo di Follonica genera il 50% del pesce allevato in Italia, e non stiamo considerando gli allevamenti di molluschi.
Il centro di sviluppo ittico di Piombino
Parlando in maniera specifica di quest’ultimi o meglio di mitili, se vogliamo usare un nome più tecnico, possiamo aprire una parentesi sul centro di sviluppo ittico a Piombino.
La realizzazione di questo centro di sviluppo ittico, di una grandezza di 360 ettari, parliamo di un’area di 70 chilometri, per la coltivazione delle cozze è stato realizzato con finanziamenti della regione Toscana insieme ai fondi europei FEAMP. Il FEAMP è un regime di finanziamento europeo che sostiene la politica della pesca, la pesca nelle acque interne, l’acquacoltura e il settore marittimo. Ma come funziona questo allevamento?
Il procedimento è molto semplice viene raccolto il latte emesso dai mitili nella corrente che li trasporta fino ai «cocchi» di raccolta. Nei «cocchi» si formano i semi che – raccolti in apposite reste di cotone – crescono alimentandosi attraverso la filtrazione delle acque marine. L’alimentazione in acque marine pulite permette una crescita più lenta del corpo dell’animale, ma rende la loro carne molto più gustosa. Il risultato è quello di ottenere delle cozze allevate in maniera sostenibile, a kilometro 0 per quanto riguarda le coste toscane, e che può compensare la richiesta alimentare in maniera sostenibile.
Pesca e sostenibilità
Infatti la realizzazione di queste strutture oltre che a creare posti di lavoro, permette di conciliare la richiesta del fabbisogno con la sostenibilità ambientale e l’estensione delle aree marine protette, senza danneggiare la sostenibilità economica della pesca. Questo sistema inoltre permette di gestire meglio le risorse, grazie ai progetti di filiera, e a promuovere tra i giovani nuove opportunità di lavoro offerte da questo settore, così da permettere anche un cambio generazionale.
Quindi torniamo alla nostra domanda iniziale: Qual è il futuro della pesca?
L’esempio della maricoltura non è l’unica risposta che possiamo dare a questa domanda. Potrebbe essere una risposta guardando esclusivamente a lungo termine. Infatti essa rappresenta una soluzione solo a una parte del problema. Per rispondere in maniera chiara vogliamo utilizzare le parole del nostro segretario regionale di FAI Cisl Toscana, Massimiliano Gori, il quale ritiene che il futuro del settore ittico sarà garantito solo a tre condizioni:
«se i contratti saranno affiancati da una riforma sostanziale degli ammortizzatori sociali, da attivare nel caso di problemi aziendali, di avverse condizioni meteo e dei fermi pesca imposti per legge; se sarà rafforzata e valorizzata la contrattazione di secondo livello, da fare sul territorio; infine se si garantirà un ricambio generazionale, rendendo la pesca sicura ed economicamente appetibile per il pescatore».
Questi concetti, oltre ad un impegno necessario, dato anche dalle normative europee di una pesca più sostenibile, saranno il futuro del settore Ittico nel breve e nel lungo periodo.